I post di oggi sono da una parte personale in quanto
ricalca episodi negativi che ho vissuto recentemente ma dall'altra mi servono
(e spero vi servano) come riflessione su tre temi di attualita' in Italia che sono discussi in sequenza ossia
l'assenza di meritocrazia sui posti di lavoro, mobbing sui posti di lavoro e mancanza di giustizia.
Non entrero' nei dettagli delle vicende vissute
anche perche' non aggiungerebbero nulla a cio' che voglio far emergere; il mio
intento piuttosto e' quello di poter generare discussioni sul tema su citato ed
offrire nel contempo il mio modo di vedere queste e altre situazioni.
Lavoro come farmacista precaria presso le strutture
sanitarie pubbliche. Conosco bene la realta' dei concorsi pubblici in Italia
avendo partecipato gia' a molti. Gia' dai primi concorsi mi sono imbattuta in
questa realta' difficile fatta di concorsi "ad personam" in cui l’unico obbiettivo raggiungibile e’ quello
di entrare in una graduatoria che puntualmente poi si rivela un’illusione (pur
essendo entrata quasi sempre in graduatoria anche come 2° o 3° non sono mai stata
chiamata). E’ una vergogna vedere come non appena si entra in un’aula di esame
o ancora prima si conosca il nome del vincitore o comunque si sappia che c’e’
gia’ un vincitore. Mi e’ successo piu’
di una volta di assistere a saluti cordiali tra membri della Commissione d’esame
e uno dei candidati senza un filo di vergogna. Questo succede alla luce del
giorno specie in caso di concorsi a tempo determinato per titoli e colloquio per
i quali anche un’eventuale ricorso da parte degli altri candidati non andrebbe
a buon fine visto che, anche se c’e’ un trascritto dell’esame, i Commissari
hanno la possibilita’ di manipolare la situazione. E’ poi da dire che sia per i
concorsi a tempo determinato sia per quelli a tempo indeterminato si assiste al
passaggio delle domande del concorso al candidato prescelto giorni prima del
concorso se non anche delle risposte e questo per facilitarlo assicurandone la vittoria.
Questo e’ il classico metodo che viene utilizzato nelle raccomandazioni anche
se persiste il nepotismo di cui sono
stata direttamente spettatrice (assegnazione di una borsa di studio alla nipote
di un Direttore Generale di un’Azienda Ospedaliera senza nemmeno passare per un
concorso pubblico). Data tale situazione, c’era da aspettarsi che io, non
essendo raccomandata ne’ volendo essere raccomandata (visto che credo nella
meritocrazia) e non avendo un cognome “nobile”, non solo a distanza di 10 anni
sono ancora precaria ma devo lottare tra lunghi periodi di disoccupazione e
brevi periodi di occupazione quando sono fortunata. Premetto che non ritengo di
essere una professionista incompetente dacche’ ho un curriculum di tutto
rispetto.
Come sanare questa situazione? Ci sono piu’ azioni
che si possono mettere in atto per poter far emergere la tanto vituperata
meritocrazia che permetterebbe all’Italia di risollevarsi e occupare veramente i
primi posti nel mondo visto che l’Italia e’ ricca di “intelligenze” che purtroppo
per ora devono emigrare all’estero o accontentarsi o di svolgere lavori che non
le rendono giustizia.
Ebbene prima di tutto occorrerebbe una sana
educazione ai principi etici e morali che parta dalla famiglia e coinvolga
anche la scuola magari reintroducendo la cara e vecchia Educazione Civica.
Questo permetterebbe di crescere una nuova generazione di giovani pronti a dire
di “no” di fronte ai ricatti dati dalla promessa di un lavoro in cambio della
compromissione morale che scaturisce dall’accettare di vincere un concorso
sapendo in anticipo le domande e le risposte. Inoltre permetterebbe di crescere
una nuova classe di dirigenti che ripudiano il sistema malato delle raccomandazioni,
ora la norma, relegando tale pratica a pochi.
E’ chiaro che la soluzione precedente richiede tempo
per dare i suoi frutti ma ci sono azioni che possono dare risultati in tempi
piu’ brevi. La prima azione che si puo’ mettere in atto e’ una soluzione che
deve partire dall’alto ossia da una decisione politica. E’ ora di dire basta ai
concorsi che abbiano Commissioni d’esame interne. Obbligare le Aziende
pubbliche a sottostare a esami condotti da Commissioni esterne sarebbe gia’ un
buon deterrente per evitare le raccomandazioni, insieme all’obbligo di svolgere
i concorsi in una sede esterna all’Azienda sede di lavoro del vincitore. Altro
deterrente, essendo concorsi pubblici, sarebbe quello di poter avere
registrazioni audio-video del concorso che possano essere utilizzate dai
candidati che decidano di effettuare un ricorso. Utile poi sarebbe anche in vista della semplificazione
e della riduzione dei costi, avere macro-concorsi unici che ad es. in campo
sanitario prevedano l’assunzione di piu’ figure professionali dello stesso tipo
(farmacisti, infermieri….) da parte di piu’ Aziende Sanitarie.
Insomma la strada per la meritocrazia e’ lunga e non
e’ ancora iniziata ma se veramente come, sentito piu’ volte in TV, si vuole
favorire il rientro dei “ cervelli in fuga”, questa e’ l’unica via.
Cristina
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