domenica 18 dicembre 2011

La situazione delle carceri in Italia

Oggi 18 dicembre il papa e' andato a visitare Rebibbia non solo per parlare ai detenuti ma anche per raccogliere i loro pensieri. Era presente anche il nuovo ministro della giustizia.
Dalle sue ultime dichiarazioni ho intravisto la volonta' di liberare le carceri con un'amnistia celata in una pseudo riforma della giustizia in attesa della costruzione di nuove carceri. Ma veramente abbiamo cosi' tanti soldi da investire in nuove carceri? Il problema non credo che sia quello di riempire l'Italia di carceri. E' invece importante creare deterrenti per chi delinque.
Innanzitutto e' bene ripristinare il reato di falso di bilancio e punire chi corrompe con pene pecuniarie in modo che i soldi ribati da questi siano restituiti alla societa'. E' giusto poi creare una rete di rieducazione dei detenuti ma accompagnata dal lavoro. Vi siete mai chiesti quanto spendiamo per mantenere tutti i detenuti per l'interezza della pena? In momenti di crisi e' ancora piu' giusto che siano gli stessi detenuti a mantenersi in carcere facendo lavori socialmente utili.

sabato 17 dicembre 2011

Liberalizzazione dei farmaci in fascia C

Ho sentito da ogni parte critiche sul fatto che i farmacisti hanno fatto muro contro la liberalizzazione dei farmaci in fascia C. Non discuto che la liberalizzazione porta a riduzioni di prezzo e non saro' certo io a prendere le diferse dei titolari ma all'interno di tale fascia, come gia' detto, ci sono anche i farmaci su ricetta che lo sono non per creare difficolta' al cittadino ma perche' presentano pericoli per la salute.
Pertanto non e' possibile liberalizzare tutti i farmaci di fascia C perche', al fine di preservare la salute dei cittadini, anche le parafarmacie e i punti vendita nei supermercati dovrebbero essere soggetti ai controlli dell'ASL per v erificare la regolarita' delle ricette. Io ho lavorato nell'ASL e ho visto le diffficolta' nell'eseguire tutte le ispezioni nelle farmacie a causa della mancanza di personale. Come puo' sobbarcarsi di altro lavoro?

mercoledì 7 dicembre 2011

Il governo Monti e la sua riforma “Salva Italia”: i farmaci e le conclusioni

Veniamo ora al capitolo sanita’ o almeno a quella miniriforma che mi riguarda da vicino essendo farmacista; la liberalizzazione della vendita’ dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie e nei centri commerciali. Premetto che non sono certo la persona che vuole difendere gli interessi particolari dei titolari delle farmacie ma e’ lampante che vendere farmaci potenzialmente pericolosi senza la supervisione di un farmacista non e’ la via giusta da seguire.
La potenziale riduzione del prezzo dei farmaci non giustifica il rischio per la salute del cittadino; oltretutto i farmaci di classe C cioe’ quelli totalmente a carico del cittadino comprendono anche farmaci venduti solo su prescrizione medica che chiaramente devono restare ad appannaggio delle sole farmacie. E’ essenziale che tutti i cittadini capiscano che ogni farmaco ha effetti collaterali e sono potenzialmente dannosi, anche quelli venduti senza ricetta; pertanto visto che stiamo andando verso tale liberalizzazione, mi appello ai cittadini perche’ si affidino al farmacista di fiducia o al proprio medico per avere consigli sui farmaci da assumere.
Se si vuole fare veramente qualcosa per la sanita’ pubblica e per risanare il buco si puo’ fare altro.
Secondo la mia opinione la sanita’ come tutti gli altri servizi pubblici dovrebbero seguire  una via patrimoniale; occorre intervenire con una rivoluzione che parta dalla valutazione dei patrimoni e dalla scelta di fasce basate sul patrimonio. Su tali fasce si potrebbero rimodulare i costi dei servizi pubblici magari dotando ogni cittadino di una tessera unica con cui accedere a tali servizi. Complicato? Forse si’, e’ un processo che richiede tempo, non facile dal punto di vista politico perche’ inpopolare specie per certe fasce di persone. Aggiunge anche un certo grado di burocrazia in un Paese in cui tutte le pratiche sono complicate ma sicuramente e’ un passo necessario se si vuole andare verso una vera equita’ sociale. E’ comunque altrettanto chiaro che per riformare l’Italia verso la rinascita, occorre responsabilita’ da parte di tutti; questo vuol dire che  ogni cittadino nel suo piccolo deve contribuire alla costruzione della legalita’ non accettando ad es. di pagare in nero le piccole prestazioni a domicilio o richiedendo sempre lo scontrino ad ogni acquisto. Solo cosi’ si puo’ combattere l’evasione dilagante nel nostro Paese.
Quindi dopo tutti questi ragionamenti, non posso che dare un giudizio negativo di questa manovra che non riesco proprio a chiamare “Salva Italia” ma piuttosto, perdonate l’etichetta e forse la cattiveria, “Affonda Italia”.
In ultimo se permettete un ultimo ragionamento, vorrei dire che sono favorevole ai governi tecnici purche’ sganciati dalla politica e per fare questo ci vorrebbe un’altra organizzazione di Stato.
Mi riferisco ad un parlamento formato unicamente formato da tecnici. Utopia? Si’ ma sensata. Pensate se veramente non ci fossero politici e in parlamento e al governo ci fossero tecnici che stiano in questa posizione solo per una legislatura; non ci sarebbero inciuci di palazzo perche’ non ci sarebbe convenienza. E’ logico che per governare occorre anche una preparazione politica; ebbene si potrebbe reintrodurre l’educazione civica nelle scuole a partire gia’ dalle elementari e chiedere a tutti coloro che si vogliono impegnare nelle elezioni di frequentare un corso che li prepari alla politica. Non e’ cosi’ difficile come sembra; basta volerlo.
Un’Italia diversa e nuova e’ possibile a partire da tutte le persone di buona volonta’. 
Se volete approfondire la conoscenza della riforma cliccate sul link del testo integrale. 
Spero di non avervi annoiato e vi aspetto alla prossima. A Presto!

Il governo Monti e la sua riforma “Salva Italia”: ICI e il resto

Un altro punto toccato dalla riforma Monti e' la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa inglobata nell'IMU : Monti ha giustificato questo salasso dicendo che l’Italia e’ l’unico Paese dove questa tassa non c’e’. Su questo si puo’ essere d’accordo ma occorre sempre guardare la situazione nella sua interezza. Bisogna essere onesti con gli italiani nel considerare che gli altri Paesi Europei hanno punti di forza sul welfare sociale che l’Italia non ha. Guardiamo agli stipendi; un operaio italiano ha un reddito di molto inferiore ad un operaio tedesco e quindi se l’ICI e’ un balzello sostenibile per quest’ultimo, per il primo non lo e’.  Quindi e’ il lavoro che ritorna sempre come tema principale.
Oltretutto c’e’ da dire che l’IMU non e’ una tassa fissa ma a fronte degli ennesimi tagli ai Comuni, non potra’ che essere rivalutata al rialzo dagli stessi.
Discorso analogo potrebbe essere impostato su tutti quei beni proprieta’ della Chiesa che non sono adibiti a culto ma sono semplici esercizi commerciali; perche’ mai tali edifici non dovrebbero pagare l’ICI? Non e’ forse la Chiesa Cattolica che parla sempre di solidarieta’ e del dovere di ogni cittadino di pagare il dovuto? Monti ha dichiarato che durante la stesura della riforma non ha pensato a questo argomento sebbene il dibattito su questo punto sia di attualita’ o anche qui c’e’ conflitto di interesse?
E le banche? Anche loro sono enti caritatevoli? Qui ci vedo un vero e proprio conflitto di interessi visto che chi ci governa proviene da questo mondo.
Secondo me anche in questo caso occorreva una lungimiranza di vedute considerando la progressione nella tassazione cioe’ tassare solo le prime case di chi ha un certo reddito di partenza senza andare a gravare su chi riesce a mala pena a mantenerla.
E ora veniamo alla patrimoniale. E’ vero che la riforma contiene un barlume di patrimoniale ma appunto e’ un solo lumicino che di certo non e’ sufficiente per riconquistare la fiducia nella politica tanto sbandierata da questo governo. L’aumento della tassa sui capitali scudati e’ veramente ridicola considerando che questi personaggi sono tutti grandi evasori e su questo sono pienamente d’accordo con l’on. Ferrero;  occorreva almeno una percentuale totale del 25%, recupero che avrebbe permesso di non toccare l’indicizzazione delle pensioni. Anche la tassa sulle barche e’ ridicola considerando su quali barche viene imposta per non parlare di quella sugli aerei. In sostanza si poteva fare molto di piu’; non e’ credibile la scusa di Monti che non c’e’ la possibilita’ di valutare il patrimonio visto che la patrimoniale e’ adottata anche in altri Paesi come la stessa Francia.
La vera lotta all’evasione puo’ essere condotta solo utilizzando questo strumento insieme allo strumento della riduzione dell’uso del contante; anche in questo caso ci voleva piu’ coraggio e abbassare la soglia almeno ai 500 euro spiegando agli italiani che se si vuole combattere l’evasione e rendere la vita migliore per tutti, questa e’ l’unica soluzione.
La realta’ e che non c’e’ stato il coraggio di promuovere una patrimoniale seria che colpisse chi non ha mai contribuito fino ad ora o meglio si sono voluti assecondare i soliti interessi di parte.
Per poi non parlare dell’ennesimo aumento delle accise sui carburanti, altra tassa che penalizza i lavoratori specie chi vive in periferia e per andare al lavoro deve alzarsi la mattina presto per farsi un viaggio che puo’ durare anche piu’ di un’ora. Questo aumento e’ stato giustificato con la necessita’ di finanziare i trasporti pubblici: forse ci si e’ dimenticati di tutti gli aumenti dei biglietti che si sono susseguiti recentemente. Dove sono andati a finire tutti questi soldi? Di certo a vedere in che condizioni devono viaggiare i pendolari, non a migliorare i servizi. Occorrerebbe una commissione che andasse a spulciare i libri contabili delle societa’ per capire cosa ci sia sotto. 
Lo snellimento degli enti pubblici tanto sbandierato da Monti come taglio ai costi della politica e della pubblica amministrazione non e' altro che una bufala considerando che tali enti sono inglobati in altri enti e quindi il costo per la collettivita' rimane.Altro discorso sarebbe stato ridurre il numero di deputati e senatori e ridurne lo stipendio; anche se alcuni ribadiscono che questo sarebbe stato un minimo risparmio, avrebbe avuto un ben altro impatto sui cittadini.
E in ultimo vogliamo parlare del campo radio-televisivo e dell’editoria? E' semplicemente scandaloso che un colosso televisivo come e’ Mediaset abbia un cosi' generoso regalo dal Paese; mi riferisco alle concessioni fatte per quanto riguarda le frequenze televisive: perche' mai non si dovrebbe indire un'asta che potrebbe questa si' dare con i ricavi un respiro alle finanze pubbliche? E l’editoria? Monti non ha fatto altro che completare la riforma Tremonti abolendo quei fondi che davano la possibilita’ a giornali indipendenti  di fare informazione; un altro smacco alla liberta’ di informazione.
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Il governo Monti e la sua riforma “Salva Italia”: le pensioni

Come gia’ accennato nel mio primo articolo, questa riforma mi ha amareggiato e deluso in quanto in Monti e nella sua squadra vedevo un modo diverso di fare politica e credevo di vedere discontinuita’  rispetto al governo precedente. In realta’ l’annuncio della riforma mi ha confermato che questo non e’ mai stato un vero governo tecnico ma bensi’ un governo ombra asservito a chi non ha avuto il coraggio di prendere decisioni che gli avrebbero causato una perdita ancora maggiore di voti. La prova sta nel fatto che Monti non ha fatto altro che completare le riforme gia’ iniziate dall’ex premier.
Credo pero’ che la maggioranza degli italiani non e’ stupida e di questo se ne e’ accorta come anche del fatto che e’ evidente che sono stati messi in gioco anche interessi di esponenti del PD se, diversamente da quanto sempre gridato nelle piazze, anche l’on. Bersani si e’ inchinato a queste decisioni  addirittura contestando l’on. Di Pietro. La dichiarazione di quest’ultimo non fa altro che dar voce a un fatto ormai chiaro a tutti ma che molti politici cercano di insabbiare per convenienza mettendo avanti le scuse che eravamo in una situazione catastrofica e che tali riforme ci erano state chieste dall’Europa.
Mi riferisco al fatto che non occorreva il governo Monti per portare avanti riforme che avrebbe fatto lo stesso Berlusconi. In definitiva chiamerei questo governo Monti, governo“Berlusconi bis”.
Ma guardiamo ai capitoli di tale manovra:il primo argomento che desidero trattare  riguarda le pensioni. Su questo tema la ministro Fornero ha ribadito piu’ volte che il governo non ha potuto fare di meglio a causa del tempo limitato. Mi dispiace dirlo ma anche questa e’ l’ennesima scusa per giustificare una riforma ingiusta.  Non e’ possibile privare i pensionati anche di quel misero adeguamento all’inflazione che avviene ogni anno specie se gia’ la pensione e’ bassa (mille euro di pensione al mese non e’ una pensione d’oro e oggigiorno bastano a mala pena per vivere facendo pero’ nel contesto grossi sacrifici) e se come succede diffusamente in questo Paese il vero welfare viene fatto dalle famiglie che sostengono i figli disoccupati.  Sarebbe stato meglio alzare per lo meno la soglia della mancata indicizzazione a 1500 euro.
Altra ingiustizia riguarda l’uguaglianza dell’eta’ di pensionamento e il numero di contributi da versare;  questo potrebbe sembrare una contraddizione in termini ma se ci si riflette l’eta’ di pensionamento deve rispecchiare il tipo di lavoro. Chi ha sempre lavorato come operaio, infermiere e quindi chi ha svolto lavori usuranti non puo’ essere paragonato a chi ha lavorato in ufficio. L’eta’ di pensionamento deve essere diversa a seconda del tipo di lavoro svolto.
Il metodo contributivo puo’ anche essere piu’ equo di quello retributivo ma forse il governo si e’ dimenticato di tutti quei giovani precari e disoccupati che non arriveranno mai ad accumulare il numero di contributi richiesti; secondo la mia opinione prima di tutto dovevano pensare ad una seria riforma del lavoro mettendo pero’ anche tutele per chi per eta’ e a causa del lavoro precario non potra’ mai godere di una pensione; in questo senso si potrebbero ad es. introdurre eccezioni al raggiungimento dei contributi necessari per chi per motivi lavorativi non ha potuto accumularli.
E’ chiaro che occorre una riforma del lavoro per rilanciare l’economia del nostro Paese; a questo proposito ritengo che la proposta dell’on. Ichino potrebbe essere un primo passo interessante per semplificare la giungla selvaggia dei contratti di lavoro ed ottenere un unico contratto a tempo indeterminato. Questo eliminerebbe la vergognosa pratica dei contratti precari che non consente per lo piu’ a giovani e a donne di avere quei diritti minimi di cui ogni lavoratore deve godere. Inoltre tale riforma permetterebbe ai lavoratori, a fronte di una maggiore flessibilita’ di licenziamento delle aziende, di avere un congruo contributo durante il periodo di disoccupazione a spese delle aziende che li hanno licenziati; tutto questo pero’ secondo me dovrebbe essere accompagnato da corsi di riqualificazione con ricollocazione certa a fine del percorso almeno per quei lavoratori non ancora vicini alla pensione.
L’unica nota positiva e’ la riduzione dell’IRAP a carico delle aziende sul lavoro giovanile e femminile anche se avrei preferito un’agevolazione piu’ ampia che comprendesse anche i meno giovani almeno fino ai 40 anni.
C’e’ poi il tema delle pensioni d’oro dei politici ma non solo; queste non sono state toccate con l’ennesima scusa che non era possibile toccarle perche’ prerogativa del Parlamento. La verita’ e’ ben altra; tutti sono pronti a varare sacrifici che riguardino gli altri, discorso ben diverso se devono toccare il loro portafoglio. A questo proposito mi ha fatto specie sentire la lamentela di un deputato  intervistato da Ballaro’ ieri 6 dicembre sulla possibile sforbiciata sui vitalizi.

lunedì 5 dicembre 2011

La situazione italiana ed europea


Questo e' il mio primo blog che sento di scrivere in un momento cosi' critico per la mia amata Italia da semplice cittadina, digiuna di economia.
Mi cimento in questa nuova avventura perche' sento di dovere esprimere quello che penso a fronte dell'ennesima delusione sofferta all'udire la manovra che sta per essere approvata.
Sono anch'io una delle tante persone non cosi' piu' giovani che pur avendo tanto di laurea e specializzazione,non riesce ad affermarsi in questa societa' dei burocrati e dei faccendieri e che a malincuore vive ancora sulle spalle della famiglia.
Vorrei quindi esprimere tutta la mia amarezza di fronte ad una classe politica che non riesce , non vuole o ha perso il senso vero della parola “politica” che in sostanza significa “bene comune”.
C’e’ stato un tempo in cui speranzosa credevo nella ripresa ma oggi devo dire, con profondo dolore, che non solo l’Italia rischia la recessione ma che lo e’ gia’ e che se le politiche non invertiranno a breve la loro marcia verso la vera “equita’” e la vera “giustizia sociale”, l’aumento della poverta’ e l’esasperazione sociale, che inevitabilmente sfocia in rivolta sociale, si concretizzeranno e la parola “default” non sara’ solo uno spauracchio da demonizzare ma una realta’.
Dire questo forse per alcuni e’ indice di catastrofismo ma ogni persona di questo Paese che abbia un barlume di buon senso sa che la situazione che stiamo vivendo e’ molto grave e che purtroppo le politiche europee fino ad oggi adottate non hanno evitato che la situazione economica dell’intera zona Euro (non solo quella dell’Italia) peggiorasse.
Dobbiamo essere sinceri e onesti su questo punto: la via dell’austerita’ che punti solo sul pareggio di bilancio e’ deleteria da tutti i punti di vista in quanto come si e’ visto in Grecia ma come si vedra’ anche in Italia porta ad un ciclo vizioso determinato da recessione, impoverimento delle popolazioni e riduzione dei consumi che a sua volta porta ad un ulteriore impoverimento. La sola e vera equita’ di questo processo riguarda l’impoverimento generale delle persone in quanto se le famiglie devono restringere i propri consumi a causa dell’aumento delle tasse e della riduzione dei servizi, questo porta inevitabilmente all’impoverimento dei commercianti e al fallimento dei negozi che in ultima analisi determina una riduzione dei profitti delle aziende che perdono clienti.
Saldare il proprio debito con l’estero e’ sacrosanto ma nel contempo occorre tenere in considerazione la crescita e l’economia di un Paese in quanto una mancata crescita determina anche l’impossibilita’ di pagare il proprio debito. Pertanto e’ essenziale che riforme atte a ridurre il debito si accompagnino a riforme per la crescita; se poi avere un pareggio di bilancio nel 2013 vuol dire attuare misure eccessivamente restrittive che deprimono l’economia, onesta’ intellettuale vorrebbe che si posticipi tale data checche ne dicano i partners europei.
Capisco altresi’ la fretta dettata dai mercati e dalle agenzie di rating; permettetemi due parole anche su questi due punti.  
Per quanto riguarda i mercati l’Europa ha fallito; i governanti europei infatti non sono riusciti ad avere una politica comune per dare regole ferree ai mercati in modo da ridurre al minimo se non da evitare la speculazione che oggi ha iniziato a coinvolgere anche quei Paesi che sembravano immuni dalla crisi come la Francia e la stessa Germania. I cittadini comuni non riescono a capire perche’ la politica si debba inchinare di fronte ai poteri forti dell’economia quando in realta’ dovrebbe essere il contrario.
Questo e’ anche il fallimento del capitalismo sfrenato, come finalmente anche economisti illustri hanno sottolineato, che ha travolto tutto e tutti ed ha ampliato a dismisura la forbice tra quel 10% di straricchi e strapotenti e il 90% della popolazione di cui molti sono sotto la soglia di poverta’.
Per quanto concerne poi le agenzie di rating, non e’ una novita’ se riporto la notizia che queste stesse agenzie che dovrebbero controllare i conti di un Paese anche attraverso le banche sono formate da dirigenti che provengono dal quel mondo bancario e finanziario che ha dato inizio alla crisi con la bolla immobiliare in America; sono quindi controllori di se’ stessi. Questa e’ un’anomalia che deve essere sanata dato che rende tali enti non credibili.
Secondo la mia modesta opinione, gli enti quali sono le agenzie di rating che hanno il compito di controllare un bene pubblico come sono i conti di uno Stato, dovrebbero essere essi stessi pubblici e governati da tecnici indipendenti e sganciati da ogni tipo di conflitto di interessi. Inoltre sarebbe interessante vedere la nascita di agenzie di rating anche in altre parti del mondo oltre che in America in modo tale che vi sia un controllo crociato tra i Paesi e quindi anche in questo settore ci sia una maggiore democrazia di giudizio.
Con questa mia considerazione finale termino il mio primo blog sperando di aver suscitato interesse in chi ha avuto la bonta’ di leggere fino a qui.
Sono aperta a qualunque suggerimento, critica o opinione. A presto!